Gli
scritti qui raccolti cadono in un arco di tempo che va dal 1950 al
1959 e costituiscono uno dei momenti più alti della
meditazione heideggenana posteriore a Essere e tempo (1927).
L’oscillazione presente nel Nulla di Essere e tempo tra
il niente oggettivistico e il Nulla religioso si è da lungo
risolta con il drastico rifiuto del primo e con la scelta del
secondo. Il Nulla è apparso nella sua convertibilità
con l’Essere. L’ Essere è la Parola che dona
senso, filtrando di etérnità il tempo, instaurando il
«mondo» come dimora poeticamente abitabile. È
nell’acquisita consapevolezza della fondamentalità di
tale Parola che si colloca e si sviluppa, in quest’opera, la
riflessione sul linguaggio.
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